Lo stupore di un’ora sul palco con Franca Valeri
La prima, primissima cosa compiuta che ho scritto dopo i temi di scuola è stato un testo per il teatro. Era l’estate dei miei diciott’anni. Si trattò, per una serie di circostanze fortunate e imprevedibili di cui sarebbe lungo raccontare, di scegliere una serie di testi letterari sull’Abruzzo, e di cercare un filo drammaturgico che li tenesse insieme. Tutto pensavo fuorché di ritrovarmi su un palcoscenico a fare, per una sera, anche l’attore, o quantomeno il dicitore.
E accanto a me, sullo stesso palco, c’era Franca Valeri.
Sono quelle cose che alla lunga ci sembrano talmente irreali da mettere quasi in dubbio che ci siano capitate davvero. Ma comunque: era agosto, un palco all’aperto, in montagna, faceva freddo e indossavo una camicia bianca. Tremavo, forse soprattutto per l’emozione. L’ultimo testo che lei lesse era di Natalia Ginzburg, lo conoscono in pochi, un piccolo capolavoro di intelligenza e di dignità, si chiama “Inverno in Abruzzo”. Franca Valeri lo rese ancor più acuto e divertente con le sue pause, i suoi accenti. Il pubblico rideva! E vi assicuro che, leggendo, semmai si sorride, non si ride.
Poi arrivò al finale, che è un finale molto triste, parla della prigionia di Leone, delle torture nel carcere di Regina Coeli. La Ginzburg scrive: “Davanti all’orrore della sua morte solitaria, davanti alle angosciose alternative che precedettero la sua morte, io mi chiedo se questo è accaduto a noi, a noi che compravamo gli aranci da Girò e andavamo a passeggio nella neve. Allora io avevo fede in un avvenire facile e lieto, ricco di desideri appagati, di esperienze e di comuni imprese. Ma era quello il tempo migliore della mia vita e solo adesso che m’è sfuggito per sempre solo adesso lo so”.
E io ricordo come fosse ora il tono della voce. Come mutò improvvisamente, come rallentò, come si spezzò. Quando penso a ciò che non dimenticherò mai, penso anche a quella sera, alla commozione che una gigantesca attrice produsse in quel pubblico che un istante prima era riuscita a far ridere di cuore.
E l’applauso.
E il privilegio immeritato e stupefacente di stare un’ora sullo stesso palco con Franca Valeri.
31 luglio 2020