Le prime immagini: un valzer ballato sopra un cumulo di macerie; cappelli di paglia che diventano cuffie chiodate; carta, cumuli di carta – banconote, lettere – che si spostano, che viaggiano. Istruzioni per non morire in pace non nasce come un testo teatrale sulla Grande Guerra. Nasce piuttosto come un’indagine su un mondo – il mondo tra il 1914 e il 1918 – che precipita dentro una catastrofe. I personaggi sono lì, sul crepaccio: chi lavora alle poste, chi in fabbrica, chi prega Dio, chi viaggia e insegue ambizioni, chi recita, chi dipinge, chi spia, chi compila piani militari, chi scrive. Di ciascuno colpisce l’inconsapevolezza, un’ignoranza che è anche nostra, di tutti: l’ignoranza del futuro. Il futuro – per Lelo, per Berto, per Fernando, per l’Ufficiale, per Josephine, per Stefan Zweig o per Lev Trotsky – è poco più di una nube minacciosa. Mentre la tempesta si prepara,
Continue reading