Amava stanare gli scrittori, il giovane Frederic Prokosch, scrittore a sua volta. Li cercava come si cercano i libri e i dolci. O i padri.
«Potrei parlare con la signora Woolf?»
«Temo che la signora Woolf sia occupata».
Ha poco più che vent’anni, l’americano Prokosch, un fascio di fogli sotto il braccio e molta emozione addosso, quando si affaccia sulla soglia della londinese «Hogarth Press» per incontrare la grande scrittrice. «Era seduta dietro una cascata di bozze e teneva una matita dritta sullo scrittoio». Si guardano. Frederic comincia a parlare delle sue poesie (ne ha portate con sé alcune). «Sarò felice di leggerle, dal momento che sono soltanto trentatré…», sorride sarcastica Virginia.
«Oh, signora Woolf,» dissi affannosamente, «non è questa la ragione della mia visita. Sono venuto perché…»
«Voleva guardarmi in faccia, suppongo». Continue reading